FERRARA. La Corte dei Conti che chiede quasi due milioni di euro ai quattro poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, sequestrando il quinto dello stipendio e tutti i beni, ha suscitato una valanga di reazione. A queste si è aggiunto il giorno dopo Carlo Giovanardi, senatore Ncd, che innesca un “link” particolare: «In questi giorni la commissione giustizia del Senato sta analizzando la proposta di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, e l’Associazione magistrati sostiene la posizione che loro non possono essere chiamati in causa neanche per dolo e colpa grave, perché altrimenti perderebbero la serenità di giudizio. Bene, pensiamo a quali conclusioni possono giungere le migliaia di poliziotti, carabinieri ed esponenti delle forze dell’ordine, dopo che dei loro colleghi a 1.300-1.400 euro al mese di stipendio, condannati per un fatto colposo, hanno prima conosciuto il carcere, e ora rischiano di finire sul lastrico con le loro famiglie. Quanti saranno disposti a correre questo rischio quando si troveranno ad intervenire con la forza?».
Giovanardi propone una rilettura della vicenda del risarcimento danni, «il ministero dell’Interno ha deciso autonomamente, senza consultarsi con i difensori dei poliziotti, di raggiungere un accordo con la famiglia Aldrovandi sul risarcimento e sull’uscita dal processo della parte civile. Questo, tra l’altro, ha impedito ai poliziotti di contrapporsi alla perizia Thiene (decisiva per le condanne, ndr), che inizialmente era di parte civile». Il senatore vuole ribadire che «in questa vicenda, a mio avviso, le vittime sono cinque: il giovane Aldrovandi, che ha perso la vita tragicamente, e i quattro poliziotti, che hanno visto distruggere la loro vita. Dopo la condanna, due di loro sono stati detenuti illecitamente per sei mesi, poiché la Cassazione ha poi sancito che sarebbero spettati anche a loro gli arresti domiciliari».