BONDENO. Mancano i requisiti di cittadinanza e il permesso di soggiorno di lungo periodo. Così il Comune di Bondeno nega l’assegno per il nucleo familiare ad una cittadina marocchina di 33 anni.
La vicenda, tuttavia, è ben lungi dall’essere chiusa, dal momento che la donna ha presentato ricorso in merito al procedimento seguito dal municipio, intendendo così di «accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Comune di Bondeno».
VICENDA COMPLESSA
Una vicenda intricata, quella della donna di origine marocchina: arrivata con i quattro figli a Bondeno in virtù della richiesta di ricongiungimento familiare fatta dal marito.
La famiglia ha un limite di reddito al di sotto di quella che è la soglia richiesta per poter usufruire dell’assegno per il nucleo familiare. Ma con un problema: quello dell’assenza di «un permesso di soggiorno di lungo periodo». La donna ha presentato al Comune la domanda per ottenere l’assegno per il nucleo familiare.
L’articolo 65 della legge 448 stabilisce che tale assegno sia concesso dal Comune di residenza ed erogato dall’Inps. Sulla base di specifici elenchi predisposti dai comuni stessi, mentre l’importo attualmente erogabile è di 141, 30 euro mensili per tredici mensilità.
LA CAUSA
Fatto sta che gli uffici comunali, esaminati tutti i documenti, hanno rifiutato la richiesta ed ora la donna ha citato in giudizio il Comune, affidandosi all’assistenza di uno studio legale di Padova.
«Andiamo avanti per la nostra strada, certi di avere fatto le cose per bene, senza discriminare nessuno», ha tagliato corto in merito alla questione il sindaco Fabio Bergamini, che viene citato direttamente nella notifica nella quale viene fissata l’udienza.
L’assessore alle politiche sociali, Cristina Coletti, nel merito dell’operato degli uffici assicura: «Seguiamo le normative ed i nostri uffici hanno il compito di applicare scrupolosamente le regole. Facendo sempre attenzione che tutte le pratiche vengano seguite correttamente».
I REQUISITI
Anche perché, assicurano il sindaco Bergamini e l’assessore Coletti, «i soldi che vengono elargiti sotto forma di sussidi sono denaro pubblico e l’erogazione deve essere concessa correttamente ed a chi ne ha diritto. Chi possiede tutti i requisiti, in tal senso, non ha nulla da temere».
La parola spetterà ora al Tribunale, che dovrà accertare se vi sia stato, o meno, «carattere discriminatorio» nella condotta del Comune, come recita la richiesta avanzata tramite il suo legale dalla cittadina marocchina. –
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