La storia
«Sono stati minuti interminabili, nei quali per fortuna abbiamo mantenuto calma e lucidità per uscire da una situazione che fin da subito è sembrata un incubo».
Fa questa doverosa premessa, Elisabetta Soriani, 50 anni, avvocato e consigliere comunale del Pd, che nella notte tra venerdì e sabato è stata vittima di una rapina a mano armata all’interno della sua abitazione, insieme alla mamma Maria Grazia Moretti, 71 anni, che abita con lei in via Coronella 91. Sono state in balìa dei malviventi per quasi un’ora.
Il racconto
«Era da poco passata mezzanotte - spiega Soriani - mia mamma era ancora giù in cucina e dopo aver visto un programma televisivo si apprestava ad andare a letto. Io invece ero andata già nella mia camera ed ero sul punto di addormentarmi, quando ho sentito un rumore, un frastuono prevenire dal basso e in pochi secondi, mentre cercavo di capire cosa stesse succedendo in casa, un uomo con il volto travisato e con una pistola in mano è entrata nella mia stanza, dicendomi di stare calma e che non mi sarebbe successo nulla se non avessi fatto resistenza. Sempre con la pistola puntata, mi ha intimato di consegnarli il cellulare che tenevo sul comodino e di dargli altri smartphone. Contemporaneamente, un altro uomo suo complice, e anche lui con una pistola in pugno, ha minacciato mia mamma e le ha intimato di salire e di raggiungermi in camera mia. L’uomo che mi minacciava ha quindi pregato ad entrambe di stare ferme, ha ripetuto che non avrebbe fatto nulla se non li ostacolavamo, il tutto mentre il complice metteva a soqquadro la casa alla ricerca di soldi, oggetti in oro e apparecchi hi-fi. I minuti non passavano mai, io e mia mamma ci guardavamo negli occhi, ci siamo fatte forza l’una con l’altra».
L’astuzia della mamma
«Ad un certo punto – continua nel racconto Elisabetta Soriani – mia mamma ha detto che non si sentiva bene, che aveva bisogno di andare in bagno a bere ed è stato in quel momento che è riuscita a nascondere dietro il bidet il suo piccolo telefonino, senza essere vista dal rapinatore che l’aveva accompagnata al piano di sotto. Una mossa astuta che sarebbe stata molto utile in seguito. Nel frattempo i rapinatori hanno continuato a setacciare la casa, in tutti gli anfratti. Parlavano tra loro in italiano, ma con un accento straniero, difficile stabilire la loro provenienza. Alla fine, quando i rapinatori capivano di aver terminato il loro lavoro ci hanno chiuso a chiave nella mia stanza e intimato di non urlare o cercare di scappare, perché minacciavano di tornare e non sarebbero stati così gentili. Una volta che se ne sono andati, rimaneva il problema di dare l’allarme visto che non avevamo i cellulari. È stato allora che mia mamma mi ha confidato di aver nascosto il suo telefonino in bagno. Ho guardato fiori dalla finestra non ho visto nessuno. Ho deciso così di andare a riprendere il cellulare, ma per far questo ho dovuto andare nel balcone della mia stanza, da lì calarmi al piano terra ed entrare attraverso una finestra. Una volta preso il telefono nascosto in bagno ho chiamato mia sorella Stefania dicendo di dare l’allarme alla Polizia, che è arrivata in pochissimo tempo. Nel frattempo ho fatto il percorso a ritroso per tornare in camera mia da mia mamma».
Il bottino
«Ad un primo sommario inventario fatto dopo la rapina - continua la rapinata nel suo racconto - i banditi sono riusciti a portare via circa 350 euro in contanti, un po’ d’oro, i cellulari e due borse. Dobbiamo ancora sistemare la casa per bene perché al momento, dopo la notte da incubo, ci ha dato ospitalità mia sorella Stefania, tanto in casa ormai non c’è più nulla da rubare. Siamo ancora sotto choc e ci vorrà del tempo per superare quei momenti. Mi ha fatto comunque piacere ricevere la solidarietà di tante persone e devo ringraziare le forze dell’ordine intervenute dopo la rapina per la loro professionalità e per i modi con cui hanno trattato me e mia madre». —
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