OSTELLATO. Nessuna scappatoia, nessuna oblazione ammessa, ossia il pagamento di una ammenda per la quale si opta nel caso di alcuni reati minori per chiudere i processi: si chiedeva di potere pagare la somma di 10mila euro, ammettere la propria colpa e così chiudere il processo. Invece no, perché il maltrattamento di animali, di 24 cavalli lasciati allo stato brado per oltre quattro anni, ed altri 4 morti di stenti e fame, è stato ritenuto comunque un reato grave: aver tenuto i cavalli in condizioni incompatibili con la loro natura.
Oblazione bocciata
Tutti i cavalli sono stati salvati e grazie ad un tam-tam e una gara di solidarietà è stata trovata loro una casa nell’inverno del 2019, un allevamento nel Rodigino, che accolse l’appello dell’associazione Horse Angels – oggi parte civile –, cui si deve la denuncia che portò al sequestro degli animali. I cavalli erano allo stato brado da oltre 4 anni, dopo che i precedenti gestori li lasciarono liberi: 28 i cavalli secondo il conteggio della Horse Angels, rappresentata al processo dall’avvocato Ciriaco Minichiello: «Ma potrebbero essere molti di più, quelli morti nel corso degli anni», spiegava ieri il legale. Cavalli, rammenta lui stesso, che erano stati lasciati a se stessi, nelle campagne di Valle Lepri: «Non è assolutamente vero che i cavalli stavano meglio allo stato brado, come qualcuno ha pensato».
Morti di stenti e annegati
In questo caso, molti sono morti di stenti, altri annegati nel tentativo di abbeverarsi nei canali e nei corsi d’acqua della zona, di Ostellato. Proprio la Horse Angels è stata l’associazione che ha accudito i cavalli nella zona, prima della soluzione trovata per ospitarli: da qui la costituzione di parte civile, perché per oltre sei mesi la Horse Angels ha dato da mangiare e mantenuto almeno due dozzine di cavalli. —
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