FERRARA. Passano cinquant’anni tra l’infanzia jazz di Fabio Concato e Loro 1 di Paolo Sorrentino. In mezzo, per il primo, corrono canzoni, album e tour; per il secondo, film e serie tv. Fabio Concato, sì quello di Domenica bestiale, ma anche di 051..., Ti ricordo ancora, Fiore di maggio e Sexy tango, venerdì salirà sul palco del teatro Nuovo di Ferrara per un concerto tra passato e presente, un live con le Storie di sempre, giusto per citare il suo primo album (1977). In attesa di salire sul palco, «luogo - come ha detto lui - in cui mi sento sempre più me stesso», il cantautore si racconta alla Nuova.
Concato, come nasce una canzone?
«Parole e musica viaggiano in parallelo. Non cerco mai di adattare i testi alle note e viceversa. Se mentre sto provando trovo un giro di accordi che mi piace me lo segno e poi inizio a scrivere. Quando ho un paio di strofe metto insieme le cose; se funziona bene, sennò mi fermo e passo oltre. Non calco mai la mano, le canzoni non devono funzionare per forza. È un modo singolare di concepire un brano, me ne rendo conto, ma è il mio».
Lei da sempre è vicino al jazz e negli ultimi anni c’è stata una virata ancora maggiore verso questo genere. Cosa rappresenta per lei?
«Il jazz accompagna la mia vita da sempre, ci sono legato. L’ho ascoltato tanto fin da piccolo, grazie a mio padre, e mi è sempre piaciuto. Mio padre era un musicista, non di professione, ma gli piaceva tanto la musica; amava il jazz e le sonorità brasiliane. Quando era a casa - ricorda - di dischi se ne ascoltavano sempre tanti e io ero contento».
Qual è il brano a cui si sente più legato?
«Senza dubbio Gigi, del 1990. È quella la canzone che amo più di tutte. Quei centocinquanta brani li ho scritti ma senza esitazione dico che quello a cui tengo maggiormente è Gigi, che è dedicato a mio padre. Per ogni figlio il proprio padre è importante ma per me è stato fondamentale. Mi ha insegnato ad ascoltare la musica e grazie a lui ho capito che dalla musica si può trarre aiuto e conforto, è il pronto soccorso della nostra anima».
A proposito di canzoni, che serata sarà quella di venerdì?
«Sarà una serata sincera, tra musica e parole. Niente fuochi d’artificio o effetti speciali, saremo solo noi. I concerti per me sono anche un’occasione per farmi conoscere, per interagire con il pubblico. Sul palco mi sento me stesso. Più passano gli anni e più mi piace suonare dal vivo. Nella dimensione live mi sento autentico».
Negli ultimi anni ha quasi smesso di scrivere. È stata una scelta libera o obbligata?
«Un po’ entrambe le cose. Ad un certo punto non mi uscivano più canzoni inedite e all’inizio sono stato male, mi sono sentito in colpa nei confronti del mio pubblico che continuava a chiedermi nuove cose. Da un lato mi dispiaceva non poterlo accontentare, dall’altro però non volevo forzare la mano e fare dischi tanto per fare. Le persone hanno apprezzato questa mia onestà e sincerità».
L’ultimo album di inediti è del 2012 ed è arrivato dopo 11 anni di silenzio.
«Esatto, tra Ballando con Chet Baker e Tutto qua corre più di un decennio. Nel 2012 mi era tornata la voglia di cantare e raccontare nuove storie e sono tornato in studio. Non ho contratti discografici da onorare - aggiunge -, non sono costretto a fare un disco all’anno. Sono intimamente anarchico. Amo il mio lavoro perché lo faccio in questo modo, con passione e libertà. La musica è la mia passione però nella vita c’è anche altro».
E la partecipazione a “Loro 1” di Sorrentino? Com’è andata?
«È andata che mi sono divertito un mondo, un set pazzesco. Un giorno Sorrentino mi ha chiamato e mi ha detto: “Lo sai che la ‘canzone del cuore’ di Berlusconi e della sua ex moglie era Domenica bestiale?”. Sono rimasto stupito, non lo sapevo. Poi mi ha chiesto di partecipare al film. Ho accettato a patto che non ci fossero accostamenti o ambiguità politiche. È stata una bella esperienza e poi conoscere Sorrentino e Servillo... davvero eccezionale». —
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